Chiesa di San Cristoforo, Lucca
Immagina è il Festival delle storie illustrate dove l’immaginazione si fa strumento di scoperta e trasformazione.
Quest’anno esploreremo la paura, quella collettiva. Proveremo a convertirla da una paura di verso una paura per, capace di stimolare il nostro agire. Mobiliteremo l’immaginazione per mettere a fuoco visioni capaci di orientare le nostre scelte alla ricerca di un’immagine per il mondo.
Che cos’è Immagina
Ogni anno, a fine agosto, organizziamo a Lucca il festival delle storie illustrate. Tre giorni per esplorare una grande mostra dedicata ogni anno a un nuovo tema. Ecco gli ingredienti:
Una bibliografia che comprende oltre 100 testi, tra albi illustrati, fotografici, e progetti editoriali dalla forte identità visuale, selezionati in base al tema dell’anno.
Il silenzio di una chiesa del Millecento, che affaccia sull’affollato incrocio tra cardo e decumano, nel cuore della città di Lucca.
I libri ordinati secondo un percorso curato dai volontari, ma anche fruibili liberamente.
Parallelamente, eventi e workshop organizzati da noi e dai nostri ospiti.
A chi è rivolto
Vogliamo portare le storie illustrate ad un pubblico sempre più vasto, perché crediamo nel potere delle immagini a prescindere dall’età. I nostri interlocutori ideali sono adulti e giovani adulti: la nostra scommessa è che possano tornare a popolare il loro immaginario visivo in nostra compagnia! Nonostante il festival non sia pensato per l’infanzia, anche i bambini sono benvenuti!
Il 2024 è un traguardo importante per IMMAGINA che giunge alla sua quinta edizione. Un percorso che ha visto negli anni protagonisti il bosco, il silenzio, le liste, la leggerezza e che quest’anno, invece, esplora la paura.
“Paura” è una parola fin troppo densa di significato. Ancor prima di iniziare la nostra ricerca, abbiamo avuto bisogno di capire cosa fosse la paura, e quale paura ci interessasse immaginare. Le scienze biologiche, la teoria evoluzionistica, la psicologia, la filosofia e le nostre esperienze personali si incontrano e fanno proliferare possibili accezioni che possiamo dare alla paura: istinto animale, fobia, passione legata all’anticipazione, risposta ad uno stimolo esterno; individuale, sociale, globale: non esiste, difatti, definizione univoca per questa emozione, ma molte teorie ad essa dedicate.
© Matteo Fenili
Abbiamo costruito questo percorso intorno al saggio di Elena Pulcini La cura del mondo. Paura e Responsabilità nell’età globale (Bollati, 2009). Qui la filosofa teorizza una particolare forma di paura diffusa nel mondo contemporaneo, la “Paura Globale”. Si tratta della generalizzata “paura della fine”, legata , ad esempio, alla crisi climatica – ma non solo. L’aspetto peculiare di questa paura è che è un’emozione sfuggente. La reprimiamo, nascondiamo o ignoriamo, cercando di depistarla o voltare lo sguardo, perché un diretto confronto con essa ci esporrebbe alla nostra stessa vulnerabilità. Secondo Pulcini, una “cura del mondo” è possibile solo a partire dalla riattivazione di questa paura, che, laddove ignorata, si radica nell’umanità come un’erba infestante e finisce con l’immobilizzarla.
E. Pulcini, La cura del mondo. Paura e Responsabilità nell’età globale. Bollati Boringhieri, Torino 2009.
IMMAGINA si dà quest’anno una duplice sfida: immaginare la paura, cercando di dare volto a quello che ci angoscia collettivamente, facendo ordine negli angoli più reconditi del nostro immaginario nella speranza di smuoverlo.
E poi immaginare il mondo, per presentare scenari alternativi, mondi possibili che sono stati o che saranno, per i quali abbia senso temere. I libri presenti in questa edizione non racconteranno le nostre fobie personali né “i lupi” delle fiabe. Cercheranno, tuttavia, di stimolare una paura amante ed evocheranno immagini di un mondo per cui valga la pena provare paura.
Oltre al testo-guida del tema, in ogni edizione scegliamo un libro illustrato rappresentativo, che orienta la nostra immaginazione. Da questo viene estratta l’immagine dell’edizione. L’albo di quest’anno è In canto, di Alessandro Sanna e Giusi Quarenghi. Abbiamo scelto questo libro convinti che un racconto di genesi rappresenti un punto privilegiato di osservazione sulle paure “sulla fine” che ci interessa esplorare.
L’apocalisse, che sia per ragioni belliche o ambientali, è spesso evocata nel dibattito pubblico e porta a polarizzazioni immobilizzanti. Tuttavia, se il tema della fine del mondo finisce spesso per impedirci nel pensiero, quello del nuovo mondo che vogliamo e dobbiamo costruire può offrirci l’opportunità di immaginare. In canto ci riporta all’inizio della nostra storia, a quell’essere umano che, come racconta e raffigura l’ultima pagina del libro, tende la sua fiaccola verso il cielo stellato, guidato dalla curiosità nei confronti dell’ ignoto: “siamo la mano che cerca le stelle”.
Ringraziamo la casa editrice Terre di mezzo e Alessandro Sanna per la generosità e la disponibilità con cui hanno scelto abbracciare questo progetto.
Ogni anno IMMAGINA sceglie un tema, inusuale o curioso, e cerca di esplorarlo, indagando tutti i suoi anfratti. La ricerca viene condotta collettivamente dai volontari e dalle volontarie dell’associazione. Si articola in due grandi fasi: ricerca sul tema e ricerca dei libri.
Nella prima i volontari raggruppano idee, scelgono testi di riferimento ed elaborano un discorso intorno al tema designato.
Poi, impiegando i risultati della prima fase di ricerca come guida, vengono selezionati i testi presenti in mostra.
Cerchiamo di selezionare gli albi illustrati sulla base del discorso delineato in partenza, e non viceversa. Non per imbrigliare gli albi o “far dire loro” quello che noi ci vediamo, quanto, piuttosto, per fornire una cornice di riferimento che faccia da “trampolino” al potenziale espressivo degli albi stessi.
Ma perché scegliamo proprio i libri illustrati come mezzo di scoperta?
Sono sintetici: in un numero ragionevole di pagine affrontano una questione in modo interessante.
Sono lacunosi: lasciano al lettore lo spazio di comporre la storia, accettando di buon grado che ciascuno se ne appropri a modo suo.
Sono accoglienti: sono capaci di instaurare con chi li sfoglia una relazione emotiva speciale, e di aprirlo alla meraviglia;
Sono contagiosi: chi vive una sincera meraviglia non vede l’ora di raccontarla e il libro illustrato diventa un condensato di emozioni da condividere.
Sono oggetti favolosi, tridimensionali, tangibili: si portano dietro tutta la loro estetica sin dal primo momento, e ci raccontano qualcosa ancor prima di essere aperti. Sono capaci di riavvicinare il lettore al libro come oggetto, dotato di proprie qualità sensoriali – visuali, tattili, uditive.